Il coraggio del pettirosso è il primo libro letto di
Maurizio Maggiani e devo confessare che mi ha completamente
conquistata. Nonostante , all’inizio,
la lettura sia abbastanza ostica
, con il trascorrere delle pagine, la trama ha cominciato ad intrigarmi
sempre più , regalandomi istanti di immenso appagamento letterario .
Quella del pettirosso è , in realtà, una metafora a cui si
unisce l’esistenza reale di Saverio , con quella del personaggio “immaginario e sognato”
di Pascal. La metafora finisce così di unirsi alla realtà , per approdare in un contesto fatto di ideologia di libertà , l’incessante e continuo viaggio alla ricerca di se stessi , delle proprie origini, del proprio passato. Il tema dell’anarchia è prioritario al fine della storia, ma ciò che va evidenziato è che non si tratta dell’ideale anarchico legato alla politica , ma ad una più profonda e matura riflessione verso la vita stessa , verso la libertà interiore .Ed è nel cuore di ognuno di noi , ricercare nelle radici del nostro passato , quella parte irrisolta e misteriosa che rende la nostra esistenza unica e straordinaria.
Perché è in ognuno di noi che si cela il desiderio represso di cercare , costantemente, delle risposte ai nostri interrogativi , l’estrema e dilagante volontà di ritrovare il “nostro porto sommerso” .
Il viaggio del pettirosso comincia con la descrizione del ricovero ospedaliero di Saverio Pascale .
Il protagonista , ospite in un nosocomio di Alessandria d’Egitto , finisce con il narrare e descrivere la sua storia . La nostalgia e la solitudine interiore spingono Saverio ad andare a ricercare le radici della sua famiglia , scavando , senza tregua, nella memoria di un passato sconosciuto e lontano .
Al ritorno di un viaggio nel deserto di Siwa e un breve soggiorno in Italia , Saverio cerca le risposte per riappropriarsi delle proprie origini , attraverso le dolorose ed incantevoli avventure del soldato Pascal e della sua amata compagna . In questo viaggio fantasioso e storico , Saverio crea l’opportunità di ricongiungersi alla figura del suo compianto padre ; l’anarchico fornaio (amante della poesia di Ungaretti) che la sera amava raccontare al piccolo figlio , la leggenda del pettirosso e del suo ostinato e caparbio coraggio.
Ne esce fuori la morale di un’audacia ammirevole; la capacità necessaria per affrontare e combattere la prepotenza e l’arroganza della gerarchia degli uomini potenti.
Con l’aiuto ed il sostegno di Fatiha , la straordinaria combattente palestinese , Saverio trova la forza e la determinazione , di ricostruire quel passato nascosto che lega le origini di un padre scomparso troppo presto . Maggiani ha saputo descrivere la storia in maniera evocativa , con un incredibile talento narrativo preciso e dettagliato.
Nel suo stile, riconosco l’incredibile capacità di assorbire le emozioni , trasformandole in parole , atte a raccontare una storia che tende a mischiare , con eccellente perfezione, il passato con il presente. E l’eredità che ci lascia è un omaggio alla memoria del nostro vissuto, al canto dolcissimo dei popoli oppressi e straziati dalla sofferenza della storia .
Romanzo immenso, unico, superlativo, epocale.
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