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sabato 21 gennaio 2012

Recensione Miracolo a Le Havre

                               

La trama  di questo film meraviglioso ricorda vagamente lo stile delicato e sensibile di alcuni capolavori di Frank Capra  . Diretto dal regista finlandese Aki Kaurismaki , Miracolo a Le Havre  è da considerarsi un piccolo gioiello di innegabile delicatezza.
Le Havre, Francia.
Marcel è un anziano lustrascarpe  che vive nella periferia più povera della città, insieme alla devota moglie Arlette e al fedele cane Laika.
L’amata moglie si ammala improvvisamente e viene ricoverata in una struttura ospedaliera.
Durante la sua assenza, Marcel  incontra un adolescente di colore di nome Idriss , scappato  dalla grinfie della polizia , decisa a rimpatriarlo al più presto possibile.
Un giorno, tornando dal lavoro , Marcel si ritrova in casa il giovane fuggiasco e decide di aiutarlo, ospitandolo , in attesa di potergli permettere di raggiungere la madre, da tempo,  stabilita a Londra. Il protagonista comincia cosi, a dividersi tra le visite ad Arlette e le attenzioni dedicate al piccolo clandestino.
In un quartiere che sembra rimasto incontaminato e integro , rispetto alla tecnologia e alla modernità , si svolge cosi la trama di questa incantevole pellicola.
La bellezza di Miracolo a Le Havre è quella di constatare la purezza e la generosità di alcuni personaggi che ruotano intorno al protagonista.
Gente semplice, gente umile  , eppure dotata di una grande forma di rispetto e di perseverante solidarietà.
La barista, la fornaia, il fruttivendolo sono alcuni esempi di una società sempre più in via di estinzione , grandi lavoratori , senza particolari ambizioni, ma con una rara capacità di aiutare il prossimo in maniera del tutto  leale e disinteressata.
Dopo varie vicissitudini, il quartiere si unisce ancora una volta, riuscendo persino ad organizzare un concerto di un ex celebrità della musica , Little Bob.
 Lo svolgimento di tale manifestazione , servirà a raccogliere i soldi necessari per permettere al piccolo africano di poter raggiungere la sua tanto amata madre.
Il giorno stesso la partenza del giovane  Idriss , Marcel si recherà in visita alla moglie , scoprendo con grande gioia , la completa e insolita guarigione della sua adorata compagna.
La scena finale vede il rientro a casa della coppia  con l’albero del ciliegio in fiore , quasi a voler sottolineare il “miracolo” della vita che si rigenera e si riveste di  nuova speranza.
In un mondo sterile e privo di buoni sentimenti ,Miracolo a Le Havre sembra quasi voler evidenziare  che  essere persone buone e disponibili,  porta sempre una ricompensa morale e spirituale.  Il “miracolo” reale di questa opera nasce soprattutto  dallo constatare che esiste ancora una società  disposta a vivere nella totale comunione  altruistica  nei confronti di un  ‘umanità così emarginata .  
La volontà di volersi prodigare per i bisognosi, siano questi nostri cari oppure dei perfetti sconosciuti.  E che proprio nella dimostrazione dell’amore per l’umanità che nasce il vero “miracolo” …. Grande film               Gina Margiotta

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