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domenica 30 dicembre 2012

Grazie Professoressa Montalcini di Gina Margiotta

In questo periodo non ho avuto molto tempo da dedicare al mio blog. Presa dal mio nuovo lavoro, spesso la sera sono troppo stanca per mettermi davanti alla tastiera , ma oggi è venuta a mancare una donna straordinaria che ha fatto onore alla nostra misera patria, uno dei pochi personaggi italiani  di cui essere veramente orgogliosi. 
Sto parlando della Professoressa Rita Levi Montalcini. Aveva 103 anni. Un'età meravigliosa per andarsene. Ma ciò nonostante mi sembrava doveroso renderle omaggio.
 «La mia vita è tanto lunga e piena di splendide cose, ma quello che importa sono i valori», aveva dichiarato ai giornali  per i suoi suoi 100 anni e l’unico dono che realmente desiderava era«un mondo che creda nei valori etici» e nella ricerca perché «senza scienza non c'è futuro per l'umanità ».
Elegante e sobria, aveva un aspetto fragile e delicato dietro al quale celava una personalità forte e carismatica con la quale ha affrontato le sfide più ardue, di un 'esistenza non sempre facile.

Nata a Torino il 22 aprile 1909, fin dall'infanzia diceva di «non essere interessata agli uomini né a un futuro di buona moglie o di buona madre». Nonostante i conflitti con la famiglia , si iscrisse a Medicina e studiò nella scuola dell'istologo Giuseppe Levi insieme a Salvador Luria e Renato Dulbecco.
Le leggi razziali contro gli ebrei la costrinsero a trasferirsi in Belgio, dove continuò a studiare lo sviluppo del sistema nervoso nell'Università di Bruxelles.
Nonostante  la  guerra fosse ancora in pieno svolgimento, fece ritorno a Torino, dove aveva organizzato un laboratorio di fortuna in camera da letto, una stanzetta di due metri per tre: un periodo difficile, ma fertile intellettualmente, del quale non si stancava mai di raccontare. Nonostante i pochissimi mezzi a disposizione,  scoprì fenomeni fondamentali legati allo sviluppo del sistema nervoso e alla morte cellulare.
I bombardamenti la costrinsero a trasferirsi prima vicino Asti e poi a Firenze, dove nel 1944 lavorò come medico al servizio degli alleati .

Nel 1947 il grande passo verso gli Stati Uniti, dove le era stata offerta una cattedra nella Washington University . Quello che avrebbe dovuto essere un soggiorno di pochi mesi si trasformò in un'esperienza che durò per quasi un trentennio.
Rita Levi Montalcini teneva molto a dire che l'11 giugno 1951 segnò la sua scoperta fondamentale: il fattore di crescita delle cellule nervose.

Una scoperta che andava contro l'ipotesi dominante nel mondo scientifico che il sistema nervoso fosse statico e rigidamente programmato dai geni». La sua teoria si rivelò ben presto giusta ,considerando che le sue ricerche sarebbero state premiate con il Nobel, che avrebbe poi condiviso con il suo studente Stanley Cohen.

Nonostante il lungo periodo di lavoro in America, Rita Levi Montalcini non ha mai dimenticato l’Italia, dove fece ritorno e dal 1961 al 1969 diresse il Centro di Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche, allora presso l'Istituto Superiore di Sanità. Dal 1969 al 1979 ha diretto il Laboratorio di Biologia cellulare del Cnr, dove ha continuato a collaborare fino al 1995.

Donna intraprendente e generosissima , è stata anche presidente dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, presidente dell’Istituto dell'Enciclopedia Italiana e ambasciatrice della Fao.
Ammirevole anche l'attività a favore delle donne, soprattutto africane, aiutate grazie anche ad una fondazione intitolata al padre.  Che donna meravigliosa , acuta, precisa, umana e sensibile che è stata , cara professoressa Montalcini. Forse questo mio omaggio è poca cosa, ma volevo ringraziarla per tutto ciò che ha fatto per l'umanità . Ce ne fossero di persone come lei. Renderebbero questo mondo migliore.
Concludo questo post con una delle sue frasi più note e degne di merito .
E grazie ancora per la sua esistenza. Riposi in pace.
"Nella vita non bisogna mai rassegnarsi, arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella "zona grigia" in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi"

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