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lunedì 17 settembre 2012

Recensione del romanzo Ti prendo e ti porto via

Ischiano Scalo,un paesino dove il mare esiste ma non si riesce a vederlo ,un luogo che si impregna di noia e abitudine .
 E l’anima di questo paese si muove intorno alle vicende dei personaggi,con tutto il suo carico di pensieri introspettivi ,di consensi e di rifiuti e di insoddisfazioni tenaciamente latenti.
 E ad Ischiano Scalo ,troviamo il giovane Pietro,un adolescente dal destino già segnato da un sinistro presagio . Una vita offesa e frustrante ; un padre violento,una madre malata di nervi,un fratello dal quoziente intelletivo limitato ,una famiglia in cui regna sovrana una evidente mancanza  d'amore.
Un ragazzino pieno di sogni ,come frequentare il liceo e studiare zoologia,ed una folle e profonda passione che lo lega a Gloria,la bella,ricca e viziata figlia di un direttore di banca,per la quale nutre indefiniti sentimenti d'amicizia ....e forse qualcosa di più.
La storia di Pietro, cammina in parallelo  con quella di Graziano Biglia,playboy ormai rovinato dal sesso occasionale ,dall'uso smodato delle droghe e dall’avanzare della mezza età . Graziano vive in una perpetua dimensione di menzogne o meglio da realtà travisate per alimentare la sua autostima, ormai completamente offuscata da una vita allo sbando.
Così giunto ormai all'età matura, decide di dare una svolta alla sua precaria esistenza, invaso  da una voglia silente di una normalità che si presta a prendere il volto e la personalità di  Flora, insegnante di Italiano.
Una donna sola ,schiacciata da pesi di cui nessuno conosce l’esistenza e l’entità, una donna costretta al sacrificio per prendersi cura di una madre anziana e malata .  Due amori destinati a nascere , a vivere e a soffrire ...come spesso accade nella vita.
E a contornare i quattro protagonisti principali,una serie di personaggi minori,  che , tuttavia, riescono a  contrubuire alla riuscita del romanzo :il gruppetto dei bulli della scuola,capeggiato da Pierini,il poliziotto depresso la cui mente aspira ad un modello di riferimento alla  Clint Eastwood,il bidello ossessionato dalle sue responsabilità e dalla sua infinita solitudine , ed infine l’assillante figura della madre di Graziano  Biglia che trasforma in cibo tutte le sue nevrosi e le sue frustazioni.
Una storia cruda e dura , personaggi arrabbiati, delusi e deludenti, ragazzini trascurati dalla famiglia.
 Un romanzo che riesce a trasmettere  la sensazione di una realtà vissuta nel  dolore , senza possibilità di riscatto alcuno.
 E il finale è terribile, straziante, viene quasi voglia di entrare dentro alle pagine del libro  per cercare di evitare tutto il meccanismo di distruzione messo su fin dalle prime pagine e che vede il romanzo concludersi con l'omicidio di uno dei protagonisti.
 Ma vi ho già raccontato troppo. Dovete leggerlo personalmente.
Un romanzo che mi ha rapito letteralmente l'anima .....e me l'ha colmata di emozioni veramente intense.
Ammaniti usa una scrittura forte per questo microcosmo di personaggi diversi, le cui vite si intrecciano e si fondono, a volte per caso, come spesso accade nella vita.
Destini intrecciati come le trame di un tessuto...vite separate eppure destinate ad incontrasi....in una morsa di dolore e disperazione che segnerà l'esistenza di ogni singolo personaggio.
Eppure sarebbe stato così facile fuggire...scappare da tutto questo delirio.....
Sarebbe stato facile guardare negli occhi la persona amata .... e sussurargli dolcemente : " Ti prendo e ti porto via" . BELLISSIMO

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