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mercoledì 4 aprile 2012

Piccolo racconto di un aprile triste di Gina Margiotta

Sara se ne stava seduta un po’ in disparte, con il vestito rosso di raso che sua madre era riuscita a cucire con tanta fatica e molti sacrifici.
I lunghi capelli neri, raccolti con un nastro dello stesso colore dell’abito ; i grandi occhi scuri e le labbra appena umide di saliva e timidezza.
La domenica era la giornata dove i giovani  si ritrovavano nella grande sala del paese per poter ballare e per creare l’occasione di nuovi incontri.
Nonostante il mese di aprile fosse cominciato solo da pochi giorni , il caldo si faceva sentire  e il sole picchiava alto in cielo.
Era il 1942 …la guerra  imperversava in ogni angolo dell' Europa e la povertà era palpabile come un grande cuscino di velluto. E come se non bastasse , le leggi razziali aleggiavano misteriose e cupe come sciacalli disposti ad attaccare …da un momento all’altro.
E nel  piccolo paese di campagna abitavano molti ebrei…. Tutti i ragazzi della sala da ballo lo erano.
E forse quei brevi incontri pomeridiani erano stati creati per tenere lontani i cattivi pensieri e le inconfessabili paure.
Sara si voltò dolcemente verso la sua amica  Rachele : “ Mi presti il ventaglio per favore ? Sto per sciogliermi” Rachele era la sua migliore amica , anche se caratterialmente erano estremamente diverse. Ma erano cresciute insieme fin da piccole…erano indivisibili come il cielo e le stelle.
Avevano compiuto sedici anni da poco ed erano pronte a  lanciarsi nella grande avventura della vita. La radio , posta sul vecchio tavolo di legno, trasmetteva un brano di lingua spagnola  intitolato
Bésame mucho . Le note dolcissime e sensuali avvolgevano i giovani cuori come soffici nuvole di seta. Era una domenica come tante altre …lenta, pigra , sonnacchiosa .
Sara osservava le giovani coppie danzare con dolcezza, stringersi sulla calde note di quella canzone così triste, ma nello stesso tempo così appassionata.
Poi all’improvviso alzò lo sguardo verso il muro vicino alla porta d’ingresso e lo vide.
Lo conosceva solo di vista . Sapeva solo che si chiamava Simone , che aveva vent’anni e che da poco si era trasferito con la sua famiglia in paese, dove suo padre aveva aperto una piccola  bottega di prodotti alimentari. Ma Sara sapeva anche un’altra cosa ; Simone aveva gli occhi più belli che lei avesse mai visto. Occhi di un verde indefinito , come le colline in primavera, con schegge dalle sfumature del miele a perfezionarne la bellezza. Si guardarono a lungo ….Sara e Simone .
Poi lui si staccò dal muro sul quale era appoggiato e si avvicinò a lei.
“ Posso avere il privilegio di ballare con te ? ” disse Simone con aria timida e insicura.
E mentre pronunciava quelle parole , tese la mano verso di lei.
Mani bianche come il sale e  stanche come le notti insonni.
Sara si alzò , sorridendo . Il fruscio del vestito di raso , la leggera brezza primaverile ….le loro mani si unirono, i loro fianchi stretti l’uno all’altra.
Sara si senti subito a suo agio , avvolta in quell’abbraccio.
Un emozione nuova , sconosciuta , inedita….un ‘emozione  meravigliosa.
Mai nessun essere umano l’aveva tenuta così stretta , cos’ vicina…neanche sua madre, neanche suo padre. E si lasciò cullare da quelle note , mentre il sorriso di Simone splendeva di una luce  che Sara non pensava neanche potesse esistere.  E il suo cuore cominciò a battere così forte , che quasi aveva paura potesse esploderle nel petto. Quanti battiti può avere il cuore in un secondo?
Cominciarono a parlare ….e forse non si accorsero che le canzoni si susseguivano senza tregua.
Gli altri ragazzi, ormai stanchi smisero di ballare . Erano l’unica coppia a proseguire le danze , ma quasi non se ne accorsero …esistevano soltanto loro due .
Lui le confessò che era tanto tempo che l’aveva notata quando andava a fare la spesa in paese  , perché lei era diversa da tutte le altre ragazze ….lei era speciale . Unica.
Per come si muoveva, per come sorrideva alla gente, per come giocava con i bambini.
Lei arrossì e ,cercando di celare il suo imbarazzo , appoggiò il viso sulla spalla di lui.
Poi alzò il volto ..i due sguardi si incontrarono nuovamente.
E fu in quel momento che capirono, che compresero di essersi cercati da sempre  e di essersi finalmente trovati . Lui altissimo in confronto a lei, strinse quel piccolo corpicino ancora più stretto . Poi le loro labbra si unirono  in una caldo e struggente bacio.
Quella domenica di aprile  , in quella piccola sala da ballo, lontana dagli orrori della guerra,
nacque un nuovo amore.
Ma durò solo un pomeriggio…solo un piccolo frammento di eternità.
Il giorno dopo furono presi dai tedeschi e portati in campo di concentramento.
Nessuno dei due fece  più ritorno a casa .
                                                                 
                                                   

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