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domenica 24 giugno 2012

Recensione del film Anna dei Miracoli

Anna dei miracoli è una di quelle pellicole che non ti stancheresti mai di vedere e rivedere .
Il regista Arthur Penn ha avuto il coraggio e l'intraprendenza di dirigere un film con una tematica difficile e delicata, ma ha saputo farlo con grande maestria e con uno stile che non cade mai nella retorica del pietismo e della compassione.
Hellen Keller è una bambina che a seguito di un'oscura malattia infantile, diventa sorda e cieca.
La famiglia si rassegna all'invalidità della figlia e non si preoccupa più di migliorare il suo stato psicologico e il suo atteggiamento comportamentale .
I genitori, infatti,  cercano soltanto qualcuno che si assuma la responsabilità di gestire e controllare la quotidianità della piccola e ribelle  Helen.
Un vivere basato principalmente sulla soddisfazione di bisogni primari, come mangiare, bere e dormire.
Ma la problematica  più grave è quella della mancanza di comunicazione
La bambina, viziata e lasciata in balia di se stessa,  non ha ancora avuto la possibilità di accedere ad un linguaggio che attivi il pensiero.
Il compito della nuova istruttrice Annie Sullivan appare immediatamente arduo e  disperato.
Le sue lodevoli intenzioni entrano , però, in contrasto con quello che vogliono i genitori. La famiglia pretende da Annie soltanto un supporto di sostegno psichico finalizzato a rendere la piccola Helen più docile e accondiscendente. 
L'istruttrice Annie Sullivan, che proviene da esperienze personali  di terapia sulla cecità e la comunicazione, riesce subito a comprendere ciò che è necessario insegnare alla bambina per uscire dal suo "guscio" di solitudine e disagio.
Mette in pratica un metodo di lavoro basato su un estremo e severissimo rigore terapeutico.
 Lo scopo finale  è l'apprendimento di un linguaggio comunicativo.
 Mancando la vista e l'udito Annie è costretta a usare i segni che si possono comporre con l'ulilizzo delle  mani.  Per raggiungere questo scopo, Annie deve prima disabituare i vecchi modi di rapportarsi di Helen con  i propri genitori e il fratello.
Annie chiede ed ottiene il permesso  di stare sola con la bambina per un po' di tempo. Possibilmente in una piccola dependance limitrofa alla  dimora principale.  L'istruttrice spera ,con l'assenza provvisoria dei genitori, di poter rafforzare il rapporto di comunicazione con Helen.
Durante la permanenza nel casolare i risultati terapeutici compiono dei piccoli e timidi progressi.
Annie vuole insegnare a Helen sia la compitazione dell'alfabeto per ciechi che l'acquisizione tattile delle cose collegate alle parole-segno.
Per raggiungere l'obiettivo Annie è costretta a ingaggiare una vera e propria lotta fisica con la bambina. Lotta in cui l'istruttrice riesce alla fine a prevaricare e a proseguire con  diversa fatica il suo insegnamento. La dedizione di Annie Sullivan alla cura della bambina è caparbia  è assoluta e senza mai cedere il passo alla compassione e all'arrendevolezza.
In Helen cominciano a formarsi dei pensieri, dei concetti, delle conoscenze emotive sensoriali  nuove. Ma la famiglia continua a sostenere pensieri di dubbi e perplessità, rischiando di compromettere l'arduo ed estenuante lavoro della caparbia insegnante.
La cosa rischia di vanificare tutto il lavoro fin lì svolto da Annie che si oppone violentemente a questa regressione educativa. Ma, grazie alla grande tenacia e determinazione di Annie, Helen acquisisce, alla fine,  l'agognata capacità di associare i segni appresi da Annie alle cose che sente con l'utilizzo delle mani. E' una vittoria sia  per Helen che  per la sua famiglia. Questa sorta di miracolo avviene quando Helen riempe, dopo una furiosa lite tra Annie e i genitori, una brocca d'acqua utilizzando l'antica pompa a mano situata in giardino .Finalmente Annie realizza che la piccola è perfettamente in grado di comunicare con un 'intelligenza emotiva , fino ad allora ignorata e soffocata.  E l'ultima scena è da brividi ...in una sequenza che mette in evidenza la vittoria della luce sul buio .... del suono sul silenzio .... Finalmente Helen riesce ad avvicinarsi alla vita, alla famiglia e alla sua incredibile insegnante. A volte l'amore più vero non è impedire a qualcuno di cadere , ma permettergli di farlo e insegnare a rialzarsi .... CAPOLAVORO

1 commento:

  1. Film straordinario...non me lo sono mai perso ogni volta che è stato trasmesso in Tv, ed ogni volta ho pianto fiumi di lacrime nel momento culminante, quando finalmente la piccola Helen riesce ad entrare in comunicazione con il mondo esterno grazie ad Annie, che esasperata le spruzza l'acqua sul viso "tamburellandole" la parola ACQUA sulla mano... Una Anne Bancroft da brividi!

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