Ed è questa ultima sensazione che ti lascia un film come Polisse.
Mi sa che mi ci vorranno alcuni giorni per metabolizzare la botta …un film a dir poco agghiacciante e nello stesso tempo umanissimo.
La pellicola , vincitrice del Premio della giuria al festival di Cannes, è diretta con stile e taglio documentaristico dalla regista Maiween LeBesco.
Il tema trattato è tra i più delicati e complessi che possano esistere.
Infatti la trama descrive la quotidianità di un gruppo di poliziotti che rappresentano L’unità speciale per la Protezione dei minori di Parigi. Lo speciale reparto è composto da un gruppo di uomini e donne , dediti alla salvaguardia e alla protezione di bambini ed adolescenti.
Avviene cosi che davanti alle loro scrivanie vedano l’avvicendarsi di situazioni drammatiche al limite dell’inimmaginabile ; bambini abusati sessualmente dagli stessi componenti della famiglia , piccole creature vittime di ambienti degradati , adolescenti dalla sessualità precoce e promiscua.
Per ogni singolo caso i poliziotti della speciale Unità devono sforzarsi di lavorare in situazioni drammatiche, cercando di rendere il percorso delle vittime il meno traumatico possibile.
In più devono conciliare questo particolare e stressantissimo lavoro con la loro vita privata.
E non è cosa facile. Ecco che si viene a creare un qualcosa di più che un semplice team professionale , i colleghi , infatti, si frequentano anche nel privato, uniti da quello stesso senso di impotenza e frustrazione che solo loro possono comprendere. Amicizie profonde, intese perfette, a volte anche l’amore.
Ad unirsi al gruppo , sarà anche la fotografa Melissa che dovrà occuparsi di realizzare uno speciale reportage sul particolarissimo reparto di polizia.
La regista è stata abilissima nel descrivere un disagio sociale cosi importante e drammatico , senza mai cadere in scene strazianti o in stereotipi dalla lacrima facile.
Il film , a tratti quasi ironico, riesce a sottolineare il tormento dell’essere umano che non sempre non riesce ad essere coinvolto emotivamente da ciò in cui crede , che il più delle volte subisce le dinamiche di tutto ciò che vive sulla propria pelle.
Una pellicola atroce…con rarissimi momenti di palpante violenza , che lascia lo spettatore con un senso di inadeguatezza e di impotenza. Un film che blocca le parole.
E poi le figure di questi splendidi poliziotti; persone che ,inevitabilmente, saranno consumati da tanto dolore , tanta taciuta sofferenza. Fino ad un epilogo che ammutolisce ,che rende il cuore vulnerabile e incredulo…ma ,nel contempo, apre uno spazio per la speranza ….come la rivincita di un bambino che ,orgogliosamente, conquista il suo primo premio sportivo…la voglia di dimenticare l’orrore…la voglia di continuare a ridere..la voglia di continuare a vivere. Quanto mi è piaciuto!
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