lunedì 17 ottobre 2011

Ricordi dei miei quindici anni di Gina Margiotta
Lui era come la prima giornata di primavera, quando il dolce tepore del sole , allunga le ombre degli alberi e indugia, silenzioso, sulle spalle dei bambini appena usciti da scuola.
Incrociare il suo sguardo, provocava, in me, presenze di vita che non credevo potessero esistere.
Non conoscevo ancora il suo nome, ma associavo la sua identità alla parola speranza.
Era come una finestra aperta sul mondo; era l'oceano che ti travolge , era la vita.
Mi capitava spesso di passare davanti al negozio di alimentari dove lui lavorava.
Mi bastava osservarlo di nascosto, mentre sistemava con cura sugli scaffali , la merce appena arrivata
Quasi sempre indossava morbide felpe e jeans con le tasche posteriori leggermente scolorite.
I suoi capelli scuri incorniciavano un volto dai tratti mediterranei ; fronte spaziosa, zigomi alti, bocca carnosa e asciutta e una piccola cicatrice al lato del sopracciglio sinistro.
Ma il suo sguardo aveva le sfumature delle foglie d'autunno , con piccole schegge color del miele a completarne l'intensità. Non era un ragazzo particolarmente bello.
La forma del suo naso imponente , spaccava i lineamenti del volto, come un albero caduto in mezzo ad un prato fiorito. Aveva la bellezza della pacatezza. Quella stessa nascosta bellezza, inconsapevole del suo potere. Sarei rimasta tutta la vita ad osservarlo di nascosto.

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